Appunti dell’ottavo giorno (25 luglio)
Cosa direste essere questa facciata e la cupola dorata in alto? Probabilmente nessuna risposta certa se non che dietro c’è la mano di Hundertwasse.
Ebbene, aggiungo che si chiama Fernwarme (fermata del metro Spittelau) e che trattasi di un inceneritore. Io personalmente non sono a favore, ma a rendere gradevole l’aspetto
di un edificio ingombrante e che di norma di suo bello non è, mi sembra un’ottima idea.
Da qui, ci siamo immessi sulla passeggiata accanto al Danubio, fino all’altezza di Friedensbrucke, dove comodamente con apposita passarella siamo tornati ad altezza strada (in un momento di pausa abbiamo contato decine di biciclette passare).
Abbiamo attraversato i bei giardini di Palazzo Liechtenstein (nella foto; non siamo entrati, ma dentro ci sono opere pittoriche degne di nota che la guida illustrava con dovizia) e fatto una pausa gioco per il seienne bisognoso di sgranchirsi le gambe nel parco accanto (c’era anche un angolo sabbia per i più piccoli, coperto con dei teli per evitare insolazioni).
Fino ad ora non ho mai segnalato locali, ma quello dove ci siamo fermati a pranzo costituisce una eccezione. Si chiama Mittendrin e fa parte di un progetto sociale rivolto ai senza fissa dimora. In più, abbiamo pranzato molto bene spendendo davvero poco (senza la mancia 30 euro in 3), nel giardino interno molto gradevole e con il personale (tra il quale anche i destinatari del progetto) molto gentile.
Non potevamo non tornare al Josephinum, per vedere i modelli di cera del corpo umano, con tutta una serie di dettagli degli organi interni. Oggi sembra una bazzecola, ma i progressi in questo campo sono passati dalla perfetta conoscenza del corpo umano sviluppata anche attraverso la perizia di chi ha realizzato questi modelli, di fatto delle opere d’arte. Purtroppo niente foto, non era permesso, vi lascio quella della statua che dominava la fontana.
Mentre in zona, non poteva mancare la visita alla Votivekirche citata qualche giorno fa. Ampie vetrate colorate e una luce splendida, davvero una quiete e uno spazio rassicuranti.
Il pomeriggio l’abbiamo concluso al Gasometer (omonima fermata di metro), ovvero 4 gasometri recuperati come archeologia industriale. L’uso dello spazio interno non è niente di che (spazio commerciale, studentato, un negozio di strumenti musicali e uno che li modificava su specifiche esigenze!!), ma fuori la struttura è notevole.
Appunti del nono giorno (26 luglio)
La mattinata la dedichiamo a fare acquisti, nel caso trovassimo qualcosa, nel mercatino delle pulci adiacente al Naschmarkt, alla sinistra. Gironzoliamo con calma, godendoci ogni tanto la bellezza dei palazzi attorno. Le bancarelle brulicano di oggetti e di potenziali acquirenti, ma l’atmosfera è meno nervosa della sezione alimentare del mercato, sarà che col cibo lo stimolo dei sensi ci rende meno lucidi.
Torniamo a casa per pranzo (una delle poche volte, ma oggi una pausa era necessaria, tra i vari sacchetti e sacchettini), imbattendoci in un palazzo affascinante alla fermata della 59a in Margaretenplatz.
Una breve rifocillata e per le 3 siamo di nuovo in giro. In Karlplatz, ci imbattiamo nel Kunsthalle project space, e attorno un angolo verde con tavoli e panche, nel nostro caso utilissime per cambiare l’infante.
Continuiamo nella piazza, attirati da un certo movimento. È l’allestimento della Popfest, una 4 giorni di concerti che si svolge tra il Resselpark e l’università. All’esterno il palco è collocato in un punto altamente evocativo, dentro uno specchio d’acqua, e sullo sfondo la Karlskirche.
Qui ne approfittiamo per perdere una mappa (scivolata via all’infante alla quale l’avevamo data per giocare) con qualche dispiacere. Il motivo, a parte l’affezione con l’uso, è che si trattava di una mappa con su tracciati anche i mezzi pubblici aggiornati, ed è stata utilissima per acchiappare al volo tram autobus e metro alla bisogna.
Sarà stato un caso, ma il momento di scoramento è stato segnato da un sole bruciante unito a pioggia, come un passaggio necessario.
Avevamo promesso al seienne di andare alla spiaggia (sul Danubio), quindi prendiamo la rossa fino alla fermata Donauinsiel.
Una volta fuori, questa è la vista. La riva destra è quella di un’isola artificiale, costruita negli anni ’70, per esigenze di controllo dell’altezza del Danubio, con la quale si è dotata la città di un luogo dove svolgere attività fisica e rilassarsi. L’isola si estende per 21 km (!!) tra piste ciclabili, parchi, spazi gioco, campi da basket e skate, punti dove fare il bagno. Siamo stati davvero bene.
Il fanciullo non ha avuto proprio una spiaggia, ma c’era un’area sabbiosa con vari giochi con l’acqua, tra questi una piccola pozza (dove fare il bagno) e una sorta di zattera che i bambini potevano spostare da un capo all’altro tirando una corda.
Concludiamo la serata in un ristorante vicino casa, quello dove lavorava l’italiano incontrato per caso alla fermata del bus qualche giorno prima. Ottima pizza, quasi a casa (sia la ragazza che serviva che l’unica altra avventrice erano italiane), uno strano incrocio di vite che si confrontano per caso sulle scelte fatte finora. Il locale è quasi vuoto, i viennesi sono in ferie, e tra poco anche loro si concederanno 2 settimane di riposo.