Appunti del sesto giorno (23 luglio)
Oggi siamo finalmente riusciti a visitare il Pathologisch-Anatomisches Bundesmuseum, effettivamente impressionante, sebbene la scarsa disponibilità di materiale in lingua inglese limiti di parecchio la comprensione.
La struttura è di per se inquietante nella forma circolare, e non sorprende che in passato fosse stata adibita a ricovero per malati mentali.
Mi ha colpito una foto di una malformazione nel caso di una gravidanza gemellare, vi rimando al termine scientifico “Thoracopagus”.
Una volta fuori, ci siamo mossi per il pranzo, ma prima di abbandonare la zona, segnalo 1) la vista del polo universitario da Spitalgasse
2) la Votivekirche che mi è rimasto come desiderio, non avendo avuto tempo di fare una capatina
Non poteva poi mancare il momento per il più grande dei figli e ci siamo mossi verso il …Prater!
Sotto la mitica ruota
Riporto solo un esempio di attrattiva, ce ne erano molte altre che avevano con meccanismi diversi il medesimo obiettivo di incutere paura e far salire l’adrenalina.
Il castello dell’orrore non ha avuto alcun effetto sul seienne, mentre alcune alternative sul tema dell’ottovolante di certo hanno raggiunto lo scopo. L’ultimo era un canotto circolare che scivolava in un binario pieno d’acqua, nel contempo facendo giri su se stesso. Risultato: io sono uscito bagnato per 3 quarti con la nausea. La cosa meravigliosa era la presenza di una camera di asciugatura all’uscita, dal non irrilevante costo di 2 euro.
Una volta fuori dal prater, siamo tornati in centro per una sacher torte
per poi andare a zonzo senza eccessive pretese (finendo comunque sempre in zona Hofburg).
Qui una bella vista di Michaelerplatz con nuvole.
Appunti del settimo giorno (24 luglio)
Giornata più pigra delle altre, dove avevamo in mente di far partecipare Elio ad una delle attività dello Zoom, struttura dedicata a i bambini in zona Museum Quartier. D’estate apre però alle 12.45 e quindi abbiamo ingannato l’attesa con una visita alla Kunsthalle, per la mostra di Isa Genzken, decisamente più interessante di quella al Mumok.
Col figliolo siamo poi entrati allo Zoom (mamma e figlia hanno gironzolato per un’ora e mezza fuori) e lì lui e gli altri bambini hanno potuto sbizzarrirsi a costruire oggetti a loro fantasia a partire da pezzi di tastiera, cavi, radiatori, gomma piuma, etc, usando rivetti, biadesivo e colla a caldo. A sensazione, non è andata niente male.
Al termine abbiamo recuperato il tempo del pranzo (erano le 14.30 passate) in uno dei bar antistanti i musei
Il pomeriggio ci aspettava una visita al Danubio, presso uno degli stabilimenti presenti presso la fermata Alte Donau della linea rossa. Ci siamo stesi sul prato, in riva al fiume, bagnati i piedi nell’acqua, sdraiati sui lettini col sole tiepido delle 6, una bella dose di relax con uno sfondo piacevole e senza la calca.
Per la cena ci siamo rifugiati in un beisl in zona nostra (Margareten), all’interno si celava un giardino con la vegetazione a separarci vicendevolmente dalle case. Cibo: sorta di gnocchi con uovo e erba cipollina e insalata di contorno, petto di pollo con prosciutto e formaggio e contorno di verdure, e una baby snieztel con patate, il tutto innaffiato da birra e soda con limone (per il fanciullo). Per concludere una tripla mousse con panna, che ci ha lasciato il palato convinto.
Per chiudere, alla fermata dell’autobus, incontriamo un italiano che lavora qui da 6 mesi. Simpatico e con il piacere di fare 4 chiacchiere con dei connazionali, ci raccontava di avere avuto qui una opportunità che in Italia oggi non c’è. Non è il tempo ne il luogo, ma a volte l’idea di andare via sfiora tutti, l’impressione è che noi si sia in una via senza uscita, italiani che avremmo bisogno di uscire da tante tare anche mentali per abbandonare quel sentimento di demoralizzazione che spesso ci appartiene. Gut nicht