Quando vado via, divento irrequieto .
Mi sento un topo in gabbia.
Mi sposto da una stanza all’altra senza riuscire a concentrarmi su niente.
Ieri, prima di prendere l’aereo per Milano, è accaduto di nuovo.
Erano le 15, c’era ancora luce, ma anche un gran vento, freddo, di quelli che vengono da lontano e portano neve, il giorno prima si era visto a Catania nevischio, l’ultima volta risaliva a più di 25 anni fa.
Il primo impulso è stato quello di prendere l’automobile e andare alla plaja, era un richiamo potente, ma ho dovuto remare contro. Non avevo tanto tempo a disposizione, eravamo in attesa di vedere una amica, e poi non volevo avere negli occhi la luce del tramonto mentre il vento soffiava, la violenza della bellezza è talvolta controproducente, istilla nel cuore malinconia che in quel momento non desideravo affatto.
Il formicolio nello stomaco era inarrestabile, decido di scendere in giardino, senza giacca, ritenendo la mia felpa sufficiente, ma non è cosi’, il vento penetra la pelle attraverso ogni foro, apertura, pertugio. Un paio di minuti sono sufficienti a riempire di verde il fremito, poi indosso la giacca e a piedi mi incammino fuori di casa.
Un passo dopo l’altro fino alla circonvallazione, curioso mi reco presso la futura fermata di San Nullo della metropolitana di Catania, sbarrata da una saracinesca, intravvedo i tornelli, con ancora gli adesivi per la nuova installazione, e un cumulo di materiale elettronico alla rinfusa. Torno sui miei passi, tra giri e rigiri, e sorpresa, vedo una piccola costruzione che un cartello identifica come un rifugio della colonia felina n.8, un gatto color carbone beve da una bacinella colma di acqua.
All’altezza del passaggio a livello, per incanto si accendono le luci e i nuovi convogli della circumetnea si mostrano scintillanti con la livrea aggiornata.
L’irrequietezza si è smorzata, è stata come appena una mano tra i capelli dove spunta una ciocca impomatata di gel.
Si supera e si va avanti.
un bel soffio di vento anche per me leggerti…qui è davvero difficile