Non so voi, ma da tempo rincorro l’idea che bisogna cercare, per quanto possibile, di analizzare gli accadimenti in maniera obiettiva, o per lo meno provarci.
E le emozioni? Quelle esistono ed è necessario farci i conti, in primo luogo viverle e poi provare anche quelle a guardarle con un minimo di distanza: farle scemare e poi dar loro un nome. Frustrazione, rabbia, passione, invidia, etc.
Ecco, in agguato però rimane il contesto, capace in molte occasioni, di influenzare in modo involontario delle emozioni che disegnano una determinata narrativa personale. Ci sono persone con le quali parli ogni giorno, ti raccontano dei loro problemi con quella data persona X, e giorno dopo giorno inizi a pensare che quei problemi ti riguardino, che quella persona X abbia un problema con te. Ti sembra che l’unica via di uscita sia cambiare, il prima possibile.
In tutti quei casi nei quali la verità ti sembra inequivocabile, bisogna porsi il dubbio che manchi qualche elemento, che non conosciamo tutto, che esistono altri punti di vista da approfondire, che quella narrativa rimanga un aspetto parziale di uno scenario più complesso.
Nel dubbio ci sono nuove domande e risposte, se ci interessa. Appunto, se in qualche modo teniamo al contesto. Se esiste una motivazione forte, un obiettivo per il quale investire tempo ed energie ad approfondire.
Foto di Roma Kaiuk da Unsplash