Il Natale l’ho trascorso in Sicilia, terra natia, e tra i doni ricevuti, c’è stato il libro Nato in Sicilia di Enzo Russo.
Un libro che per le librerie di Catania, durante le passeggiate in città per le vacanze natalizie, era messo in bella mostra come nuova pubblicazione, dalla Cavallotto Edizioni. La Cavallotto è una delle librerie storiche di Catania, ed è stata anche casa editrice, con la pubblicazione di volumi dedicati alla Sicilia e alla sue tradizioni.
In realtà, del libro avevo un ricordo in mente, e scorrendo tra i volumi della mia camera, l’ho ritrovato. L’avevo già letto nell’anno della sua pubblicazione. Era il 1990, la casa editrice era la Mondadori.
Oggi siamo nel 2016, del libro non ricordavo nulla. Solitamente non rileggo i libri, il piacere della prima volta deve rimanere immutato almeno per una esperienza come la lettura.
Eppure in questo caso l’ho fatto. Io che in Sicilia ci sono cresciuto (ma non nato). Io che a Milano ci sono andato da adulto, lasciando la Sicilia. Similitudine lontanissima, quasi assente.
Mi sono addentrato nelle pagine con cautela, e ho accompagnato nuovamente Pietro Lanza nel suo viaggio, che in parte era anche il mio. Parliamo di un tempo che non esiste più e non ho mai conosciuto, di Catania e Milano, di terra e latifondo, di amori possibili, parentele numerose e invadenti, di forma e di sostanza. In tutto questo una sintesi della sicilianità, o anzi delle tante sicilianità, con il protagonista intento a comprendere, recuperare, crescere in una terra solo all’apparenza non sua.
È probabile che la mia sia solo sensibilità, ma non ho potuto fare a meno di specchiarmi tra le pagine del libro, nelle quali la distanza crea fratture che solo il tempo e il desiderio di comprendersi consentono di sciogliere.
Leggetelo se potete e ne avete voglia, e lasciate qui i vostri pensieri, a riguardo.