Leggere e non altro, perché è un tempo davvero lungo dall’ultimo articolo che è comparso su lacocio.it.
Questione di tempo
In questo periodo di silenzio, a mancare è stato il tempo, anzi meglio, la voglia di darmi spazio a scrivere. Ho dedicato il tempo che avevo ad altro. Tanto altro: certamente il teatro ha avuto la parte del leono, con il nuovo spettacolo teatrale di Lyra Teatro, l’allestimento dello spazio con i fari teatrali per semplificare l’organizzazione della nostra rassegna teatrale Fabbricanti di mondi.
E poi i cambi lavorativi, la fine della scuola dei bambini, l’organizzazione delle ferie, la casa, compleanni, incontri con amici, e tanto altro ancora.
C’è stato anche il tempo di cucinare pancake e piadine con la pasta madre, preparare i plumcake con gocce di cioccolato con il più grande. E anche un paio di concerti, l’ultimo quello di David Byrne agli Arcimboldi (ma stiamo già parlando della metà di luglio).
Esperienze
Insomma, potrei davvero dilungarmi, ma il vero motivo per il quale non ho scritto è quello indicato sopra: non è stata tra le mie priorità, anche se avrei voluto. Davanti alla domanda “scrivo e condivido con altri alcune mie esperienze, oppure faccio altre esperienze e non scrivo?”, questa si risponde da sola. Le altre esperienze le ho velocemente citate prima, dopo che sono trascorsi 4 mesi abbondanti.
Lettura
Quindi, oggi è tempo di leggere e non altro. La lettura è stata una delle attività alle quali mi sono dedicato più spesso, ma in molti casi per motivi di lavoro, studio del copione, condivisione di informazioni, inviti a iniziative. I libri o altre fonti di lettura alle quali mi avvicino per mio piacere, entrano nella mia vita in maniera estemporanea.
Mi piaceva quindi l’idea di condividere alcune di queste letture.
Lettere dal carcere di Antonio Gramsci.
Giaceva in casa da molti anni. Mi era stato regalato dalla mia compagna dopo aver visto uno spettacolo dei Radiodervish e Giuseppe Battiston, con quest’ultimo che leggeva testi di vari autori, tra i quali appunto Gramsci e alcune delle sue lettere.
La mia compagna l’aveva letto quasi subito, io invece ho atteso del tempo, molto tempo. Qualche mese fa ho iniziato a leggerlo. Una lettura rarefatta, la mia. Le lettere richiedono impegno, è come se ogni lettera, con la sua data, richiedesse lo stesso tempo di vita. Non puoi divorarle, perché ogni lettera è un mondo, una giornata diversa dalle precedenti. E giorno dopo giorno, Gramsci, in carcere ci trascorse ben otto anni, gli ultimi della sua vita. Lettere che parlano certo delle sue idee, dei suoi interessi, ma soprattutto parlano della sua vita, del rapporto con la moglie e con i figli. Di questi, uno non arriverà mai a conoscerlo di persona, perché nacque quando lui si trovava già in carcere.
Ho quindi impiegato dei mesi per terminare la lettura. Un epistolario può essere noioso, ma il gradimento ha sempre a che vedere con l’approccio. Ho vissuto gli epistolari letti fino ad ora (pochi, ma molto intensi) come un confrontare le emozioni di chi scrive con quelli della mia vita. In questo caso, le emozioni di una persona reclusa che, oltre a far parte della grande storia, cerca di mantenersi lucida, di combattere come può il lento degrado fisico e psicologico che la detenzione gli genera. Lettere nelle quali traspare il desiderio di intessere, tramite la parola scritta, una relazione che rimanga viva con i suoi cari.
L’ho trovata una lettura fortissima, in alcuni momenti triste, ma nel contempo un inno a mantenere saldi i valori in cui si crede, ad amare e riflettere continuamente sulle proprie relazioni, a capire le attitudini dei propri figli e il modo migliore di crescerli e alimentare le loro capacità.
Se vorrete farvi prendere dalla curiosità, e capire chi fossero tutte le figure citate nelle lettere, la rete è una fonte inesauribile e poi si può sempre fare affidamento alle biblioteche, per leggere tutti i libri che vorrete. A me è anche venuta voglia di saperne di più su Iulca e Tatiana, Giuliano e Delio.
Aggiungo anche la possibilità, per chi ha un lettore di ebook, di poter scaricare da Liber Liber la versione digitale delle Lettere di Gramsci, al seguente link. Amo i libri di carta, ma di certo il mondo digitale può essere di grande aiuto e una valida alternativa.
I parassiti di Daphne du Maurier.
Anche questo libro giaceva in casa da tempo, anche se è più recente dell’altro. E’ entrato in casa (se non erro era il 2011) come premio dell’operazione a premi di Radio Popolare di qualche anno fa (operazione a sostegno della radio), il premio erano libri della casa editrice Il Saggiatore.
Ebbene, avevo sfogliato distrattamente la seconda di copertina con la descrizione del romanzo e mi era parso un libro noioso. Più volte era stato messo nel novero dei libri da portare al bookcrossing, ma alla fine la convinzione di non dover far uscire un libro di casa, senza averlo prima letto, gli aveva assicurato un presente nella nostra libreria.
Questa estate, l’agosto del 2018, è giunto il suo turno. La mente è stata sufficientemente sgombra da mettermi nelle condizioni di prenderlo in mano e superare le resistenze.
Le prime pagine mi hanno messo alla prova, mi addentravo in un tempo diverso, non lontanissimo, ma distante a sufficienza da non essere del tutto familiare. Diverse erano anche le consuetudini sociali nel quale si svolgeva. Al termine del primo capitolo, ho concluso che avrei potuto proseguire. Sono andato avanti come su uno scivolo, veloce e intrigato.
Una scrittura ineccepibile, una trama che si dipana inaspettata nel passato dei personaggi (Maria, Celia, Niall) che si presentano nel primo capitolo, più tutta una serie di altre figure che si affacciano via via. Toni che variano rapidi, incontri e comportamenti che risultano anche irritanti, fino al momento nel quale ti senti parte di questa famiglia squinternata.
Relazioni complicate di genitori con figli e figliastri, servitù, amici di famiglia, negligenza e desiderio di affetto, ricerca continua dell’amore in tutte le forme, per l’arte, per la vita, per qualcuno da accudire, per la solitudine. Questo e molto altro dentro questo volume che mi ha lasciato spiazzato con la sua fine placida, ma nel contempo piena di irrisolutezza e una sottile inquietudine. E rileggendo dell’autrice Daphne du Maurier (piuttosto esigue le informazioni riportate su Wikipedia), scopro in ultimo che suoi sono i romanzi dai quali Hitchcock trasse gli adattamenti di suoi film celebri quali Rebecca, la prima moglie e Gli uccelli.
Una lettura consigliatissima e una autrice della quale riscoprire la produzione, e anche la vita, come affiora da questo articolo comparso su Playersmagazine e da recenti biografie pubblicate.
Internazionale, numero 1267-8-9, anno 25, 3/23 agosto 2018.
E’ il numerone estivo del settimanale, che trovate ancora in edicola per 10 giorni. E’ un numero espanso, con più articoli del solito, dedicati, visto il periodo, ai viaggi, ma come sempre difficilmente disimpegnati, in una accezione piuttosto ampia. Ne ho letti un paio e mi sono piaciuti tanto.
Il primo è il racconto di una donna e scrittrice statunitense, Rahawa Haile, di origine eritrea che racconta del suo cammino lungo il sentiero degli Appalachi, nel cuore degli Stati Uniti. Attualissimo rispetto al presente e una preziosa riflessione sul passato, ancora così recente. Lo potete trovare in inglese online sul sito di Outside.
Il secondo di un uomo polacco, Aleksandr Doba, che, a 70 anni e rotti, ha attraversato con il kayak l’Oceano Atlantico. Appassionante, nella descrizione di una fatica, che non è fatica, ma semplicemente ciò che bisogna mettere in conto quando si combatte per fare quello che fa sentire vivi. Anche questo disponibile online in inglese sul sito del New York Times.
C’è molto altro, oltre ai due indicati, se vi va di leggerli in italiano sotto un ombrellone o sul divano o in qualunque altro luogo desiderate, potete semplicemente recarvi in edicola ancora per qualche giorno.