Io non sono cosa da abbonamenti, o per lo meno non sono per quegli abbonamenti con una frequenza elevata, perchè divento insofferente all’imbrigliamento.
E’ come se entrassi in un meccanismo fastidioso nel quale sono obbligato a dedicarmi per forza alla ragione dell’abbonamento, come ad esempio una rivista o la palestra, e dedicargli del tempo giocoforza.
Questa premessa per parlarvi di una rivista che leggo: Internazionale. Si tratta di un settimanale che esce in edicola al venerdì e che pubblica la traduzione dei migliori articoli (per la redazione) provenienti da tutto il mondo.
Sono abbonato, non è stata una mia scelta, bensì un regalo di compleanno. Ebbene, talvolta Internazionale mi suscita il sentimento di cui sopra: mi incalza, arrivando con puntualità, e può accadere, nei periodi nei quali ho meno tempo o meno disposizione d’animo, che mi generi fastidio perché non posso sentirmi obbligato a leggere se non ho voglia, se non ho tempo. Ed è d’altronde vero che è un peccato, perché ci sono davvero, ogni settimana, tante notizie e dettagli sui conflitti nel mondo, sulle scelte dei loro governi, su fantastici argomenti di scienza, ambientali, sociali e anche recensioni di film, musica, fumetti, un paio di pagine di disegnatori di graphic novel. E poi la carta è stata utilizzata, degli alberi sono stati tagliati per questo, quindi è proprio tutto un peccato.
Chiaramente, non ho una soluzione, non fossi abbonato, una buona dose di pigrizia potrebbe portarmi a comprare Internazionale più di rado, anche perché le edicole quasi devi andartele a cercare tu, mica semplice infilare una edicola negli inframezzi di tempo libero, nel tran tran quotidiano, nel quale anche i buchi di tempo sono occupati dallo schermo di un telefono.
Insomma, a pensarci bene, quasi quasi l’abbonamento, al giorno d’oggi, in cui tutto è digitale, è una cura alla velocità. Ti costringe a fare i conti col tempo. A cimentarti in un confronto, nel quale ci sono sentimenti diversi. Aprire la cassetta delle lettere e trovare lì la busta attesa oppure disappunto (rarissimo peraltro) di non vederla arrivare, spaccare la plastica con le dita, vedere l’etichetta che ti avverte che mancano x copie alla fine del tuo abbonamento e quando x è minore di 10 avvertire una piccola ombra di agitazione, leggere gli articoli promozionati sulla copertina e sentire un formicolio di interesse dietro la nuca.
In un momento storico nel quale la stampa soffre e tanto, in termini di vendita e credibilità, Internazionale è una fonte alla quale abbeverarsi con i ritmi di chi sa leggere solo con la carta in mano (anche se offrono la possibilità di leggere anche nelle varie piattaforme digitali), anche se un settimanale mi fissa su standard di frequenza già al limite del sopportabile (il mio periodico ideale è il mensile).