By Leo Babauta – traduzione di un post tratto da zenhabits.com
Siamo vicini alla festa del papà e ciò mi spinge a pensare a che genere di padre sono. Ritengo di cavarmela, sebbene non ancora aderente alle mie aspettative.
Le cose positive che pratico: cerco di ispirare i miei figli, facciamo progetti assieme che riguardino la programmazione o il gioco degli scacchi o la costruzione di siti web, leggo ai più giovani, svolgiamo ddlle attività all’aperto, insegno loro la responsabilità e la compassione, cerco di essere un buon esempio.
Ma posso sempre fare di più, sempre. In sostanza non è che voglia fare più cose, piuttosto posso comportarmi con loro in maniera differente.
Questo è il padre che aspiro a diventare:
Voglio abbassare le mie aspettative nei loro confronti e essere più disposto ad accettare il loro essere qui adesso.
Voglio controllarli meno e lasciarli esprimere.
Voglio essere meno severo e trovarmi esattamente insieme a loro.
Voglio che le mie azioni verso di loro siano meno guidate dalla paura, consentendo loro di commettere più errori e di avere più libertà.
Desidero essere meno focalizzato su ciò che saranno in futuro e più grato per quello che sono oggi.
Voglio essere un esempio per loro: essere felice, ispirato, attento, pacifico, amorevole, aperto, grato.
In sintesi, non sarò mai il genitore perfetto. Aspiro a migliorare, ma non raggiungeró mai quello stato ideale. Ritengo ancora che l’aspirazione sia una attività sensata, solo se mi porta a riflettere sulle mie azioni e verificare se siano in linea con i miei valori.
Alla fine dei conti, non importa se non sono un padre perfetto. Importa che io ci sia per loro e che li ami, cosa che faccio con tutto me stesso.