Era l’inizio di agosto e mi accingevo a breve a partire per la mia amata Sicilia. Dovevamo ancora prendere dei regali per un compleanno e i libri ci sembravano una idea sana, capace di regalare un tempo piacevole in compagnia della propria immaginazione attraverso le parole di qualcun’altro.
Una libreria non distante da casa (in zona piazzale Lodi) e che apprezzo è Il mio libro di Cristina Di Canio. Si tratta di un luogo accogliente dove si trovano libri di tutti i generi e molti di case editrici indipendenti. Ci sono anche libri per bambini. Si svolgono tante presentazioni di libri e Cristina ama molto il suo lavoro, e lo si nota nella cura della libreria, dal blog che tiene, da ciò che racconta di sè e di altre librerie come la sua, sparse per l’Italia.
Insomma, mi trovavo lì a leggere con calma quarte o seconde di copertina, mentre Cristina si trovava su una delle poltrone sul fondo insieme a delle amiche. Si è avvicinata solo per dirmi che se avessi avuto bisogno, potevo chiedere, dopo di che mi ha lasciato tranquillo a curiosare tra i titoli. Ho anche ascoltato le loro discussioni e a un certo punto mi sono anche permesso di intromettermi, si parlava di scuola e figli e di letture ritenute non adatte a un pubblico di bambini (il titolo era Il piccolo principe), insomma si era nel vivo di un argomento sicuramente molto interessante.
Eppure, in quel bell’andare, il mio sguardo cade sul titolo presente sulla costa di un piccolo libro e non ci posso credere, leggo IL FANCULINO. E lo dichiaro a voce alta, e questo genera una qualche forma di ilarità, non me ne vorrà il buon Pascoli se ho così travisato il titolo de Il fanciullino.
A ben pensarci, discutemmo del fatto che IL FANCULINO potesse essere davvero un buon titolo, che tutti dentro di noi portavamo anche quella versione un po’ più incavolata, più barbara e rapace, ma in fondo sempre ingenua e fanciullesca. L’estate è stata magnanima, mi ero segnato quel titolo e ho avuto modo di lavorarci su. IL FANCULINO si è riempito di parole, di voce, ha preso corpo. E’ qui, subito.
Il fanculino Si dimena e non si arrende scuote le ossa e droga di sé tutte le cose. Meraviglia, ecco cos'è, un vestito su misura che lo faccia ancor più nudo, ogni poro eccitato, con il sangue veloce e caldo nelle vene sottili, si annida nell'adulto pieno di regole, insieme a grandi dubbi senza risposta. Ma vive, il fanculino, e lo grida con dolcezza, dice il suo nome fiero, quasi nessuno a mostrargli offesa, a quei pochi scopre il culo, mostra la lingua, piscia sui fiori ordinati e ride, sguiato. Con la forza di un toro, narici vibranti d'aria, ronza sui deserti ondeggianti, incurante della morte e della guerra, perché è un ignorante, altro non sa che vivere intensamente. Eccitato si mostra senza pudori nel suo viaggio di nascita, alla ricerca di albe fino ai tramonti, si fotta la notte col suo carico di stelle, non c'è più tempo, non c'è mai stato, ogni respiro è da cogliere, inzuppare le dita, leccarle, assaporando della bellezza ogni grado.
Sottile ed acuta.
cercherò di ricordare…