Parlo sempre di amare la bellezza, ovvero l’assistere a fenomeni e manufatti, naturali e non, capaci di restituire l’incanto, un fermarsi dell’esistenza, un respiro così grande che ci abbraccia e ci fa sentire speciali e parti di un tutto più grande.La bellezza però non è gratis, non lo è mai. Esige rispetto, disciplina, e soprattutto esige l’esercizio della compassione.Ogni giorno mi rendo conto di essere attraversato da una moltitudine di sentimenti diversi che cerco, con le modalità che conosco, di gestire.Quando i sentimenti sono diretti al bello, nessun problema, ma in altri casi fuoriesce acredine, rabbia, un mio certo modo di essere brusco, scostante, repellente, un gettare addosso qualche forma di disprezzo, piccolo o grande che sia, ebbene lì al mio animo sottende l’invidia, la frustrazione, il vuoto, un confronto (perso) con gli altri, distanza dai miei valori, incomprensione.
Ebbene, lì la bellezza non c’è, e non può esserci fino a quando non provvedo a smontare quell’esercito con armi caricate. Ho bisogno di imporre silenzio, rimanere da solo, camminare e pensare, vedermi da fuori e comprendere quello che sto sentendo. Non è l’essere sbagliati, non c’è nulla di sbagliato nel provare sentimenti, ma certo se i sentimenti ci rendono tristi o depressi o arrabbiati, sta a significare che non fanno per noi. Eppure è un bene che ci siano, insegnano a conoscermi ogni giorno di più, a scoprire cosa nascondo dentro in relazione al fuori. Mi permette di esercitarmi alla distanza quando serve.
E qui entra in gioco la compassione. L’odio è una corazza contro la quale far sbattere gli altri. La compassione aiuta a entrare in relazione, a infilare una pausa dentro la tensione, a porre le basi per arrivare alla bellezza. La compassione avvicina lì dove c’era distanza, tranquillizza gli animi esacerbati e gonfi di orgoglio. Non è facile arrivarci, perché quando siamo mossi da sentimenti intensi come la rabbia, nulla può distoglierci dai nostri pensieri ego-isti, in quel momento ci siamo solo noi e nessun’altro può entrare nell’arena, se non per essere abbattuto.
La compassione va esercitata, nel rispetto di sé stessi. Ci siamo noi e ci sono gli altri, e si può provare a parlarsi, e se all’inizio non è possibile, quanto meno a stare in silenzio, vicini. Il resto seguirà.
E da lì la bellezza sarà un po’ più vicina, più semplice da avvicinare e avvistare, da scorgere in ogni cosa, in un qualunque momento nel quale decidiamo di essere vivi.
E per chiudere, dedico a chi legge un video e una canzone. Me l’ha fatta ascoltare la mia compagna, un suo invito a scorgere appunto la bellezza. In quel momento ho avuto occhi e cuore per coglierla. Godetevela insieme a noi. Si tratta di Pittore Elementare, di Marco Iacampo. C’è la musica, la voce, uno scenario naturale e artificiale, i corpi, la danza, il teatro. Minuti di viaggio, rimandi a esperienze, immagini in formazione, favola, desiderio. Nella semplicità, si nascondono infiniti spunti, molteplici presenze, tanta ricchezza di sfumature quanta c’è ne può essere dentro ciascuno di noi, in ogni nostra giornata. Bellezza appunto.