Qualche giorno fa, in libreria, l’occhio mi era caduto sull’ennesimo libro attraente sul fai da te in cucina. Libri molto curati e attraenti, con colori confortevoli e familiari, o estivi, o passionali.
A me piace cimentarmi in cucina e talvolta capita che lo faccia, ma rispetto ai libri di cucina che posseggo, ho realizzato una percentuale infinitesimale delle proposte culinarie.
Ho cominciato a riflettere su questo, alle offerte commerciali dove si parla di fai da te. Alla base c’è un presupposto nascosto che, se rivelato e messo in evidenza, potrebbe generare in ciascuno reazioni diverse, ma ci indurrebbe in ultima istanza a non comprare più nulla.
Per il fai da te dobbiamo avere del tempo a disposizione.
Sembra una sciocchezza, una banalità, eppure è il punto di partenza. Per poter esercitare una qualunque passione fai da te, supponiamo la cucina, bisogna disporre di tempo. Io questo tempo mi rendo conto di non averlo. Le giornate lavorative sono estenuanti, dalla sveglia alle 6.15 fino alla cena delle 20, il tempo è consumato inesorabilmente.
Le ore della sera sono quelle dove le energie sono ormai basse, la pazienza poca, e si ha voglia magari di sedere, tirare il fiato, magari leggere un libro o vedere la tv in compagnia dei bambini.
Certo, ci sarebbe il fine settimana, e infatti è lì che talvolta questa possibilità si apre, ma appunto il tempo del fine settimana è spesso quello dove si infilano altri impegni, spesso fuori di casa.
E allora perché vorrei comprare questi libri?
Perché dietro c’è un desiderio: volersi dedicare alle proprie passioni, l’acquisto del libro lo testimonia, ma poi la realtà dei fatti, dopo l’acquisto, dimostra che quel desiderio non può essere soddisfatto (o lo è in piccolissima parte), in molti casi quel libro rimane in casa a prendere polvere per settimane. E la tensione tra il desiderio di fare e l’impossibilità di trovare il tempo, genera un frustazione che serpeggia e sfianca.
Questa è solo una delle tantissime situazioni nelle quali ciò accade.
Personalmente ogni qual volta trovo un oggetto che mi alletta per un qualche uso che potrei farne, mi fermo chiedendomi se sto davvero alimentando una passione e avrò il tempo e la costanza di applicarmi, oppure l’atto dell’acquisto sia in quel momento soltanto una gratificazione di breve durata che possa abbassare momentaneamente la frustrazione per ciò che vorrei fare, ma non posso.
Il tempo non basta mai, e allora basta dirselo. Se sono consapevole di non avere il tempo per certe attività, faccio delle scelte e mi limito a praticare quelle poche, pochissime, fosse anche una, che realmente ha valore per me e mi fa stare bene. Smetto di comprare ciò che è attinente a attività che non potrò coltivare, utilizzo il denaro in maniera più oculata, al più semplicemente lo risparmierò.
Alla fine dei conti, quel libro non l’ho comprato. Si sarebbe aggiunto ai tanti altri che possiedo, inutilmente. Limitare l’accumulo, con il senno di poi, mi fa sentire più lieve.
PS: il libro della foto non è quello che avrei voluto comprare, è uno di quelli che possiedo già sul tema fai da te in cucina