“Marinai perduti” di Jean Claude Izzo.
Edizioni e/o, finito di stampare il 10 febbraio 2001.
Scovato durante uno dei bookcrossing al CAM Verro, è rimasto nello scaffale della libreria, fino alla mattina della partenza per le vacanze, quando mi sono posto la domanda “Che libro mi leggo?”
Ho scelto senza pensarci troppo, forse per il rosso della copertina, o perchè i libri ti chiamano quando è il momento, quando c’è bisogno di loro.
Ed è vero che negli ultimi anni ho letto sì, dei libri, ma tutti alla stessa maniera: non programmati, dove la scelta è stata (apparentemente) casuale, e la lettura è avvenuta in modo compulsivo, iniziando un giorno e terminando il giorno dopo, magari alle 3 del mattino perchè avevo voglia di vedere come andava a finire.
Ed è accaduto anche con “Marinai perduti”.
Quelli che Izzo ci regala sono personaggi in esilio.
Non della vita di tutti i giorni, certo, ma di quelli che però esistono da qualche parte, in qualche porto.
Diamantis, Abdul Aziz, Nedim su una nave, bloccati sull’Aldeberan, a Marsiglia.
Una attesa che li porterà ad una resa dei conti con sé stessi, costretti a fermarsi e riannodare i fili della propria vita senza avere vie di scampo.
Ciò avverrà nell’incontro di molte donne Amina, Melina, Gaby, Lalla, Mariette.
Ognuno con le proprie origini alle spalle, indelebili e fortissime, capaci di scavare solchi profondi sui destini individuali, dove i padri o le madri o le famiglie scelgono per i figli, pensando che questo sia per il loro bene, o in alcuni casi, dove c’è dietro solo interesse e miseria.
Eppure, i destini individuali non sono scritti, non immediatamente. Si scrivono ad ogni pagina. In ogni momento le cose procedono, si chiariscono, complicandosi, o sciogliendosi. Ciascuno dei personaggi si amplia, fa mostra di sé, si mostra diverso perché intanto muta.
Izzo è bravissimo a disegnare trame, livelli di lettura, luoghi, cibi, a mescolare possibilità, a fare della dignità di ciascuno un mezzo per far sopravvivere l’essere umano, il quale, da ovunque provenga, è sempre alla ricerca incredibile, faticosissima, ma indispensabile,di un motivo per fare della vita qualcosa di più che un cumulo di macerie.
E’ un romanzo drammatico.
Ma guai a classificarlo solo così.
L’aggettivo serve solo per etichetta.
Se però volessimo “pesare” i sentimenti, non penso che il piacere ne uscirebbe sconfitto. Ci sono intere pagine di godimento, sensualità, di stelle, vie e strade e mercati (Marsiglia la protagonista!), profumi, colori. Pagine colme di immaginazione, di ricordi di vita, di paesi altri, di tradizioni, di relazioni, navigazioni, porti. Pagine di amore e di voglia di esserci, qui, su questa terra squassata ogni giorno da guerre e miseria e ingiustizie.
Questo era Jean Claude Izzo, morto nel 2000 ormai.
I suo libri sono ancora qui e in fondo lui con noi.
Per approfondire, vi consiglio anche questo link ad un sito di un gruppo di lettura che a Izzo, ai suoi libri e alla sua città ha dedicato diversi post.