Ribadisco
Mi piacciono le foto. Ho foto di quando ero bambino e poi ragazzo. Mi cimentavo con la macchina fotografica e cercando delle inquadrature originali, qualche luce interessante. Mi divertiva, senza che fosse davvero mai una passione travolgente, non ho mai avuto troppa costanza in generale, in alcune situazioni è stato davvero meglio così.
Poi il tempo è divenuto tiranno e i cellulari hanno reso tutto semplice e immediato: oggi scattare fotografie è quasi naturale, come respirare. Ho quasi smesso di fare foto, tranne quando ho lo sghiribizzo di cercare una inquadratura interessante, ma più spesso perché mi fa da supporto allo scrivere.
Attrazione
Ecco, forse la cosa che ancora mi attrae delle fotografie è che ciascuna racconta una storia. Può suscitare una emozione, ma bisogna concentrarsi e trovare le parole. E’ questo il motivo per il quale i tasti “Like” o “Favorite” non rientrano tra i miei favoriti. Un sacco di cose piacciono al giorno d’oggi, come dire nessuna. Dire “mi piace” è una affermazione che nulla toglie e aggiunge. Penso che oltre il piacere, ci sia il motivo di quel godimento, o meglio, quale storia ci vedo dentro una foto che mi affascina e rapisce, quale storia mi fa insinuare la voglia di tuffarmi nello scatto.
E’ questo quello che cerco di fare qui, e altrove. Nei miei post ci sono spesso delle foto, ma sono lì per unirsi alle parole, fare da tramite visivo ai miei pensieri. E anche su flickr, il social dove ho iniziato a vedere foto (e dove ancora talvolta rimango a vederle), mi è sempre piaciuto cercare nelle fotografie uno spunto per iniziare a scrivere. Me lo sono poi posto come compito: se una foto mi piace e lo testimonia la mia stellina (su flickr), qualche parola deve accompagnare, qualche parola sulla quale la mia testa si è soffermata a comporre, a immaginare, a sentire.
Lo ribadisco, mi piacciono le foto.
Guardate questa, piena di vita. Splendida. Dietro è una storia. Grazie Hasintox
Ringrazio inoltre Antonietta per avermi condiviso lo scatto di Alberto, e mi dice “A me il luogo è sembrato fuori dal tempo e dallo spazio più domestico, forse oriente…”
Siiiii, mi piacciono le foto e le storie dentro le foto. E trovo piena di storie questa scattata da Alberto…ops Claudio credo di non poter postare una foto vero?
ciao Antonietta
mandami la foto via email e provvedo a inserirla nel post sopra.
grazie!!!!
Claudio
ok, ma non pretendo necessariamente che sia postata, mi piaceva continuare il racconto…non hai idea di dove sia stata scattata…per me è stata una vera sorpresa…
«Perché scatto foto?Per sapere per quale motivo le scatto» «Ho cercato un denominatore comune nel mio lavoro,ma ne ho trovati quindici» (F.Horvat) Credo che in queste 2 frasi di Horvat sia raccolta la sintesi di un laboratorio. Scatto foto, e per sapere perchè le scatto ho bisogno di confronto, ed il confronto deve essere all”inizio con persone che condividono il mio percorso, che lavorano sullo stesso argomento, il laboratorio appunto.Ed il comune denominatore che ci fa incontrare e condividere si manifesta. Si lavora intorno ad un tavolo, si guarda, si sposta, si commenta, si esternano sensazioni, si danno e si accettano consigli. Si prende più di quello che si da. Alla mia seconda esperienza di laboratorio, sotto il tutoraggio di Paolo Cappellini, che mi sprona e mi incoraggia, sempre pacato come nel suo essere, che a volte mi argina, giustamente; ed ancora una volta voglia di condividere. Ringrazio i miei compagni di viaggio, con i quali è nata una profonda stima ed amicizia. Il viaggio di esperienza continua, alla prossima puntata.
Dall’ultimo commento, cercando su internet, mi sono imbattuto in questo
http://www.fiaf.net/agoradicult/2018/02/27/catalogo-lab-di-cult-09-fiaf-capolinea-di-paolo-cappellini/
una accezione molto bella, l’immagine dopo e prima la memoria.