E’ ancora dolce
Nel mezzo di ottobre la luce è ancora dolce.
La temperatura talvolta rimanda all’estate che non c’è più.
E’ un viaggio a ritroso verso l’inverno, c’è bisogno di tepore, quasi non ci si accorge.
Quasi non c’è bisogno di pensarci, ci si copre un po’ di più.
Ho bisogno di me, dovunque sia adesso.
C’è sempre un moto andante, talvolta tumultuoso.
Nel mezzo di ottobre i colori sono una supernova.
Bruciano tra rossi e marroni, prima di volare via, a terra, le foglie.
Quante le foglie, ai bordi dei marciapiedi, onde ferme sulle sponde.
Sono la scogliera, adesso, e osservo.
Cosa è che scrivo?
Non lo so, cosa è che scrivo. Forse emozioni, talvolta semplici, magari anche molto banali. Quello che però accade dentro me è che ho bisogno di metterle fuori. Come fosse catarro, che sì, è una immagine orribile, ma liberatoria.
Talvolta mi metto a elaborare dei post con un inizio e una fine, insomma una struttura e un pensiero di fondo. Altre volte questo pensiero è sconnesso, contorto, gira in tondo e solo le immagini, con parole brevi, mi restituiscono la sensazione di finitezza.
Amo scrivere, ma la scrittura con la penna termina tra le pagine di carta. E’ fatta per la carta, qui su internet, sarebbe solo una copia. E viceversa, quando scrivo su internet, le parole hanno un senso diverso e più adatto. In tutti i casi, sono le mie parole, e lo si riconosce, a prescindere.
Sono anche volubile, quindi scrivere a volte mi stanca, non c’ho mica sempre voglia, quindi se fosse il mio mestiere, probabilmente non ci vivrei davvero.
Giusto un rimando, perché è la prima cosa che ho trovato su internet, ovvero ste robe che scrivo. A leggere quello che scrive Catalano, non mi sento tanto distante, non tanto lontano da ciò che prova. Poesie o meno, scrivere è scrivere, che poi se trovi che qualcuno legge e apprezza, è quasi un caso.